martedì 20 luglio 2010

Manovre in porto


Uno dei passatempi preferiti dai marinai quando sono fermi in porto è oziare nel pozzetto guardandosi intorno. Si imparano molte cose e, spesso, ci si diverte.
Intanto si distinguono chiaramente gli armatori dai charteristi. I primi si presentano normalmente in banchina con un paio di buste di cambusa ed un paio di sacche con la biancheria necessaria per il soggiorno in mare. I secondi si presentano con bauli pieni di ogni cosa, trolley rigidi e casse di birra. In genere il ruolo di skipper è affidato al componente dell'equipaggio con maggiore esperienza e, se la realtà corrisponde a quanto noto ai propri compagni, generalmente è l'unico con una piccola sacca sulle spalle e nient'altro da imbarcare. A questo poveretto è affidato il compito di trovare lo spazio necessario nei gavoni, per lo stivaggio di tutto il materiale portato dagli altri componenti l'equipaggio (più di metà del quale rimarrà inutilizzato).
I momenti migliori per il nostro marinaio osservatore nel pozzetto sono la partenza ed il rientro delle imbarcazioni. Se ne vedono di tutti i colori. Analizziamo allora cosa si dovrebbe fare per lasciare l'ormeggio e per tornarvi in tutta tranquillità, riferendoci ad un'imbarcazione a vela.
Per prima cosa bisogna conoscere l'effetto evolutivo dell'elica, ovvero la tendenza a spostarsi lateralmente della poppa quando si avvia la marcia avanti o indietro. Naturalmente se l'elica è destrorsa a marcia avanti (ovvero tendenza della poppa a spostarsi verso destra), l'effetto in retromarcia sarà opposto.
Per seconda cosa si deve osservare la direzione di provenienza del vento rispetto alla posizione dell'ormeggio e la sua forza. La prua tenderà infatti ad abbattere sottovento quando libera e la velocità di abbattimento sarà direttamente proporzionale alla forza del vento.
Siamo al momento della partenza. Un membro dell'equipaggio va a prua, uno rimane a poppa e lo skipper coordina le operazioni stando al timone. Se a prua la barca è tenuta con un baffo, il prodiere deve mollare la cima secondaria mentre il poppiere molla la cima di poppa sottovento. A questo punto il prodiere toglie dalla galloccia la cima di prua principale (quella che viene su per prima quando si recupera la cimetta del corpo morto) e la tiene saldamente in mano, attendendo l'ordine dello skipper. Il poppiere toglie dalla galloccia la cima di poppa sopravvento e, mentre lo skipper ingrana la marcia avanti, la molla e recupera (o lancia in banchina). Al procedere in avanti dell'imbarcazione il prodiere aiuta la manovra di uscita recuperando leggermente la cima del corpo morto. Lo skipper comanda di mollare la cima di prua ed il prodiere, a cosa fatta, risponde: “libero!”. Ora la barca è nelle mani dello skipper, che procederà adagio in avanti fino a quando la poppa non sarà completamente libera. In questa fase dovrà tener conto dell'effetto evolutivo dell'elica e della provenienza e forza del vento, per poi virare verso l'uscita dal porto.
Ricordare sempre che la velocità massima consentita all'interno dei porti è di 3 kn.
Trascorso il periodo di permanenza in mare si rientra. Durante il tragitto tra l'ingresso del porto e la banchina di ormeggio si sitemano i parabordi ed il prodiere ed il poppiere prendono posizione. Il prodiere sarà per il momento a poppa, armato di mezzo marinaio. Giunti in prossimità della banchina lo skipper inizia la manovra di ingresso a marcia indietro. In questa fase deve tener conto dell'abbrivio della barca, dell'effetto evolutivo dell'elica e della provenienza e forza del vento. Quando la poppa inizia a scorrere tra le imbarcazioni vicine, i membri dell'equipaggio non impegnati nella manovra di ormeggio aiutano a controllare che la barca si mantenga alla giusta distanza da queste. A circa 1,5 metri dalla banchina lo skipper ferma la barca mentre il prodiere, con il mezzo marinaio, prende la cimetta del corpo morto e la porta rapidemente a prua per il recupero del baffo. Nel contempo il poppiere recupera la cima sopravvento e provvede a fissarla alla galloccia. Lo skipper coordina le operazioni aiutandosi con piccoli colpetti di motore, avanti e/o indietro, secondo l'occorrenza. Fissato il baffo e la cima di poppa sopravvento si prende la cima di poppa sottovento e si fissa alla relativa galloccia. Non rimane che affinare la tensione delle cime, ottimizzare la distanza della poppa dalla banchina e l'ormeggio è fatto.
Ricordare che in presenza di vento sostenuto è determinante la velocità del prodiere nel recuperare e fissare la cima di prua .... a meno che non si abbia l'elica di prua o si sia ben bloccati tra le imbarcazioni vicine.

martedì 13 luglio 2010

Il trasferimento di Bappa



Era tutto l'inverno che, tra una nevicata ed un temporale, programmavo il trasferimento di Bappa nel luogo di vacanza. Salivoli. Delizioso borgo adiacente a Piombino, a sole 5,5 nm dall'Elba e pieno di meravigliosi ridossi con l'acqua cristallina, come la spiaggia di Baratti.
Bappa è pronta. La carena appena fatta, controlli eseguiti ... tutto a posto. La ritiro dal cantiere e dirigo al Porto di Roma per i preparativi finali.
Roberto e Martina saranno i miei deliziosi compagni di viaggio.
Il giorno dopo, fatta cambusa e carburante, alle 11.00 am si parte. Ci attendono 105 nm di navigazione, coperta in 19 ore.
Verso le 4.00 pm siamo al traverso di Civitavecchia. Diamo un'occhio al traffico commerciale senza esserne troppo impensieriti. Siamo abbastanza a largo per poterlo gestire al meglio.
Il mare è poco mosso. Ogni tanto un'ondina più dispettosa delle altre ci fa ballare, ma con una mano di randa e motore a ¾ filiamo tra i 6 ed i 7 kn senza alcun rollio.
Cala la notte e siamo tra Giannutri, il Giglio e l'Argentario. Il mare rinforza un pò, ma niente di preoccupante. Ci compensa la luna piena che, raggiungendo lo zenit, rischiara la notte di una luce magica. Ci illumina alle spalle e la mia ombra si riflette sul pannello strumenti.
Alle 2.00 am del giorno successivo doppiamo le Formiche di Grosseto, con il loro faro. Il mare, appena passata la strettoia formata dal promontorio dell'Argentario con il Giglio è calmo; una lastra immobile. E' calato anche il vento, quindi la randa non ci porta più, ma continua a stabilizzarci.
All'alba qualche attimo di tensione ... siamo alla volta di Piombino. Vediamo benissimo il faro dell'Isolotto di Palmaiola ma non distinguiamo l'isolotto di Cerboli, che dovremmo doppiare a circa 1 nm di distanza. Aguzzando la vista si intravede la sagoma della terra ferma, ma l'isolotto non ha fari o miragli di segnalazione, quindi bisogna solo sapere che c'è e tenersene alla larga. Comunque man mano che albeggia i suoi contorni diventano più nitidi e siamo ben sicuri (GPS a parte) di passargli al traverso alla giusta distanza.
Alle 5.30 am siamo in prossimità del Marina di Salivoli e incrociamo i primi traghetti che fanno la spola tra l'Elba ed il continente. Come al solito avremmo la precedeza, ma meglio cederla ..... sono più pesanti e fanno male.
Alle 6.00 am siamo all'imboccatura del porto .... Marina di Salivoli, Marina di Salivoli, Marina di Salivoli; qui Bappa, ci dirigiamo all'ormeggio Golf 27, chiediamo assistenza. Dopo qualche istante riceviamo la risposta della torre, garbata ed accogliente e, giunti all'ormeggio, troviamo il ragazzo pronto a consegnarci la cimetta del corpo morto ed a prendere le nostre cime di poppa.
Siamo fermi. L'avventura è terminata. Il borgo di Salivoli è immerso nella mersavigliosa luce dell'alba e noi siamo soddisfatti e rigenerati. Dopo 19 ore in mare abbiamo perso la cognizione del tempo “cittadino” e riacquistato il contatto con Madre Natura. Di tanto in tanto ce n'è veramente bisogno! Ora posso concedermi qualche ora di sonno, prima di rientrare in città dove, domani, sarò nuovamente immerso nel traffico quotidiano.
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